Controvento, contro le polemiche, contro i pregiudizi, a volte e probabilmente anche contro le sue stesse paure: Arisa ha vinto. Ancora. Ed ancora. Non solo -se così si può dire- per il podio conquistato a Sanremo ma anche e soprattutto per il messaggio che ha portato alto dai suoi esordi e che l'ha contraddistinta tra mille e più talenti: quello di essere se stessa. Ossia di credere in un'idea e per questo fuggire dalla sua definizione.
Arisa ritorna e conquista con la delicatezza della sua voce che si fa tormento e tuono nell'anima atta a filtrare la bellezza del quotidiano attraverso un sentire così tremendamente introverso da nascondersi nell'ironia.
Vedere Arisa sorridere è uno spettacolo perché in quell'espressione cogli la soddisfazione di un'anima bella che vuole essere ascoltata ancor più che spiata, indagata: ecco perché "Se vedo te" merita, vince.
Perché parla con semplicità di quanto più difficile possa esserci al mondo: vivere. Un vivere che vale la pena di essere raccontato perché medicina per l'anima nel momento in cui appartenente a chi ha saputo fare ciò che è, avvicinarsi a quello che genera felicità. E quindi il sorriso, appunto.
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