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martedì 29 aprile 2014

Il talento in tv? Si può fare!

Non solo è il mio slogan da quando ho memoria ma, da ieri, il titolo del nuovo show di Raiuno che, dopo l'anteprima di lunedì 28 aprile, sarà trasmesso in prima serata ogni venerdì. 

Amanda Lear
"Si può fare" è, sin dalle sue radici, un esperimento che miscela tutto quello che di migliore e più vicino alla perfezione artistica la tv abbia mai partorito nei suoi ultimi decenni: alla conduzione di Carlo Conti (fresco, fresco confermato nuovo presentatore del Festival di Sanremo), infatti, è affiancata la presenza di Amanda Lear, Pippo Baudo e Yuri Chechi in qualità di giurati. 

Carlo Conti, Amanda Lear, Pippo Baudo
Una formula apparentemente semplice quella di "Si può fare" che vede 12 concorrenti noti sfidarsi in discipline ben lontane dai talenti che li hanno resi celebri: sport acrobatici, musica, balli ed abilità da giocoliere si intrecceranno nel corso di 5 prime serate per far divertire il pubblico all'insegna del buon gusto e del divertimento più genuino. 

il cast
La garanzia degli intenti viene infatti sottoscritta dalla giuria che, mettendo per un attimo da parte il "signore degli anelli" Chechi, riporta Amanda Lear e Pippo Baudo a sottolineare a suon di sapienti parole il ruolo che il talento e la preparazione artistica hanno da sempre -e dovrebbero ora- governato le leggi dello spettacolo. 

Ammirare la bravura, dunque, sarà lo spettacolo al quale saremo chiamati ad apprendere: è così raro, ad ora, trovare lo spessore nei contenitori televisivi cui siamo sottoesposti che qualche telespettatore di fronte alla proprietà di linguaggio di Conti, all'ironia di Amanda Lear e al bagaglio culturale di Baudo potrebbe pensare che, al giorno d'oggi, aver talento... sì, si può fare.

Pippo Baudo, Amanda Lear
Carlo Conti
La conferenza stampa
Maria Amelia Monti
Federica Nargi
Luca Marin


martedì 15 aprile 2014

Bolle all'università

...e non perché ci sia una festa con bambini annessi quanto per Roberto Bolle, l'étoile più famoso al mondo, per la prima volta nella sua carriera su una cattedra universitaria. Succede a Milano, alla Statale: se già in sé il luogo è sinonimo di cultura ed accrescimento personale e mentale, ieri l'ateneo di Via del Perdono si è trasformato in un vero e proprio tempio sacro dell'apprendere e dell'esperienza. 


Già, perché quello che può raccontare ed insegnare Roberto Bolle probabilmente nessun altro al mondo è in grado di farlo: non solo per il bagaglio culturale ed artistico appreso lungo la sua già lunghissima carriera, quanto per l'innata classe ed educazione che il ballerino italiano conserva. E trasmette. "Un lord di altri tempi" dicono alcuni degli studenti che hanno affollato l'aula magna della Statale di Milano, "Forse un Dio greco" sussurrano altri: un esempio, un professionista oserei dire.


Due ore di lezione nelle quali son stati dipinti i ritratti delle più iconiche figure della danza sino ad arrivare alle tappe salienti della pluripremiata vita artistica di Roberto Bolle, occasione, questa, per scoprire più approfonditamente il suo lato umano scindendolo, quando e se possibile, da quello lavorativo. 


Scelto poco più che adolescente da Nureyev stesso tra gli alunni della Scala (salvo poi scoprire che proprio la scuola avesse posto il veto nei confronti della sua possibilità ad accettare il ruolo proposto), Bolle ricorda quando si trovò da solo in sala prove con il più famoso ballerino o coreografo di tutti i tempi che lo invitò a mostrargli quello che sapesse fare:"Mi prese un colpo! Mi dissi "Cosa faccio?!", non sapevo cosa fare! Mi misi a fare esercizi alla sbarra e lui dall'altro lato della stanza mi guardava: andavo veloce, ero sudato fradicio e non avevo acqua! Terminato il tutto ho raccolto le mie cose facendo per andarmene ma lui mi è venuto in contro mostrandomi delle correzioni e dandomi dei consigli" racconta. 


"Col senno di poi capisco che ancora ero immaturo, impreparato e il ballerino che prese il mio posto si fece pure male.." scherza Roberto accentuando come, nella vita così come nella passione che si tramuta in una ragione d'essere, sia la costanza, la tenacia ma soprattutto l'impegno e la preparazione a consentire un'evoluzione, un traguardo.  


Posso, senza esagerare, confessarvi che questo incontro, queste due ore, son stati per me una sorta di medicina: guardi Bolle e pensi che, sì, nella vita cose magnifiche accadono ed esistono ma che il più grande tesoro di cui siamo custodi è il talento. 


Un dono, un'idea, che può crescere solo e soltanto se viene curato come fosse un bambino.






venerdì 4 aprile 2014

L'energia di Roberto Bolle

La Scala di Milano è per me, prima di ogni altra cosa, sinonimo di Roberto Bolle: al di là di ogni aria, orchestra, celebrazione, il più famoso teatro di Milano viene, nel mio immaginario, rappresentato dall'étoile piemontese. 


Lui che con la sua perfezione fisica ed artistica è diventato sinonimo dell'eccellenza italiana nel mondo, diviene quest'oggi simbolo di energia: corporea, simbolica. Grazie ad Eni, infatti, Roberto Bolle è testimonial di una strepitosa campagna pubblicitaria per l'occasione ribattezzata "Eni Rethink by Roberto Bolle": presentato alla Scala, il progetto vede coinvolti, oltre al già citato ballerino, il regista Fabrizio Ferri e la voce da Oscar di Toni Servillo per la realizzazione di uno spot superfluo da commentare. 


Superfluo perché è il corpo di Roberto Bolle a parlare, a creare e trasmettere energia mentre lo si vede atto a realizzare salti e movimenti indicatori di forza, costanza, passione. 


"Per me l'energia è soprattutto legata al movimento. E' alla base della danza: il mio lavoro, la mia vita" dichiara Bolle, per poi proseguire "Questa forza non si spegne sul palco, ma si alimenta dell'entusiasmo e delle emozioni del pubblico. Si trasmette e non si esaurisce. Vorrei che questa energia arrivasse nelle case di tutti". 


Energia, dunque, alla base della perfezione: ecco spiegato il fenomeno Roberto Bolle.