Bisogna limitarsi nell'utilizzo delle parole quando si parla di musica: anche e soprattutto se live. Non parliamone, poi, se si tratta di Elisa: una voce che vive al di là del tempo, dello spazio, del pensiero.
E'un'anima, la sua, che davvero sembra volare non appena impugna il microfono per cantare quello che il vivere le detta: non si può non percepirlo e il successo che da sempre l'accompagna evidenzia quella che non è un'impressione ma un dato di fatto.
Al forum di Assago non c'erano pubblico, palco ed artista: c'era una sola identità fatta di sogni che hanno parlato, gridato e cantato attraverso l'anima di Elisa.
Lei che spiega come solo attraverso la musica raggiunga la consapevolezza dell'esistenza del tempo, lei che trova miracolosa la capacità di non smettere di sognare: bisogna stare in silenzio davanti ad Elisa ed ascoltarla; anche e soprattutto per sapersi ascoltare.
Sono convinto che dovrebbe essere la gente a decretare la bellezza dell'arte così come è giusto esista il mondo della critica: due universi paralleli che NON devono collimare. Se il mio pensiero fosse preso in considerazione allora Francesco Renga avrebbe vinto l'ultima edizione del Festival di Sanremo.
Non che il podio sanremese sia sinonimo di qualità e successo ma quest'anno più che mai non avrebbe stonato -è il caso di dirlo- sentire la voce di Renga trionfare nella città dei fiori. Così come il pubblico, all'unisono, aveva ed ha deciso. Tant'è.
"Tempo Reale", il nuovo lavoro del cantante bresciano, è uno splendido tributo al pop/rock di cui Renga si è sempre nutrito e che ora più che mai trova sfogo in splendidi brani cantanti, vissuti ed interpretati con un bagaglio di esperienze atte a migliorare e rafforzare l'energia dell'artista.
Il magnifico contributo musicale e stilistico di Elisa nella sanremese "Vivendo adesso" cancella in un sol colpo di nota la presenza -per me di dubbio gusto- di Alessandra Amoroso in "L'amore altrove" che rimane comunque uno splendido pezzo: non ci sono cali di tensione ed emozionali nel nuovo album di Renga, questo va detto.
Il cantare di amore disilluso, di speranze che si scontrano con esami di realtà, della necessità di vivere tutto con la massima adesione fanno delle canzoni di "Tempo Reale" una colonna sonora ottima rispetto ai tempi che stiamo vivendo.
La qualità, in questo caso, riesce a spazzare via per quasi un'ora la mediocrità che ci attornia.
C'è una cosa, tra altre mille, che contraddistingue la tv quando di mezzo c'è Raffaella Carrà: ed è la qualità. Sì, quella caratteristica che dovrebbe far parte di ogni secondo, di ogni briciola di arte ma che col tempo si è lasciata morire a discapito della mediocrità. Ma, fortuna per noi, Raffaella c'è, Raffaella è tornata, e per il secondo anno consecutivo è alla guida di "The Voice of Italy" insieme ai colleghi Piero Pelù, Noemi e la novità J.Ax.
Il successo di pubblico e critica della passata edizione è pronto ad essere riconfermato da quella che sta per partire, immutata nell'aspetto ma piena di novità nella sua costruzione: a partire dall'energia aggiunta e dalla voglia di fare, per davvero, la differenza.
Differenza in termini non solo artistici quanto umani, di educazione: altro concetto sconosciuto per il quale, nell'edizione 2013, Raffaella e compagni sono stati additati come perbenisti.
"Non parlate, vi prego, di buonismo! Quando noi scegliamo qualcuno, un'altra persona se ne va via" spiega la Carrà nel corso della conferenza stampa riservata ai giornalisti, "C'è modo e modo di mandare via una persona: non vedo perché non essere educato, gentile anziché infrangere i sogni di una persona dicendo "Non vai bene, vai via, torna a casa!". Questo non è buonismo: è buona educazione che io credo stia bene ovunque".
Raffaella Carrà risponde alle domande ma nelle sue parole c'è più una lezione di vita che una semplice intervista da compilare:"Nella musica servono tre cose per diventare famosissimi: una bella voce, una bella canzone e tanta fortuna. A "The Voice" arrivano tuttavia ragazzi che hanno già un tirocinio notevole e mancano, quindi, le altre due cose: la bella canzone e la fortuna per creare dei numeri uno. La nostra speranza è che da qui possa partire qualcuno in grado di arrivare al grande successo".
Lode al merito e bacio accademico al mitico Cassero LGBT Center di Bologna per aver organizzato il miglior 8 marzo della storia: c'è chi, nel resto del mondo, si è accontentato di festeggiare con cubisti bisunti ed eserciti di donne dagli istinti animaleschi più evidenti di quelli di una pantera e chi, come me, ha festeggiato l'universo femminile insieme ad Amanda Lepore.
Già, perché Amanda è donna ed orgogliosamente tale: forse più femminile di tante altre creature cui la natura ha regalato due cromosomi XX. Ironica e coraggiosa, la Lepore rappresenta un mondo, un universo: quello di persone consapevoli della propria identità e disposti a correre contro corrente pur di essere il più vicine possibile all'ideale che hanno di se stesse.
Amanda Lepore ci è riuscita: è, a suo modo, un capolavoro. Vive nel corpo che sogna, mette in scena sogni e fantasie che appartengono tanto all'universo maschile quanto a quello femminile.
Amanda cancella con un colpo di anche i pensieri legati a quel che era e sarebbe potuta essere per ricordarci che quel che conta è lì, davanti ai nostri occhi: voglia di vita, celebrazione di un'esistenza i cui gioielli e brillanti risplendono sotto i riflettori attraverso cui cresce e si sviluppa.
Dalila Di Lazzaro dice che "Una donna lo sa". Lo scrive, ci crede e lo racconta. Non è difficile immaginarlo soprattutto pensando a quello che Dalila è e rappresenta: l'essenza stessa della donna, la femminilità che si fa forza, la fragilità indotta dal dolore ed affrontata per amore della vita.
"Una donna lo sa quando è il tempo di imbracciare le armi e quando è tempo di deporle" scrive la Di Lazzaro nel suo uovo libro: così risulta fortemente comprensibile e reale l'idea ed il ritratto che emergono da quello che questa donna sta raccontando.
E' forte la capacità di cogliere la fragilità di Dalila Di Lazzaro così come imponente è la disarmante bellezza che possiede e che può, potrebbe far da scudo a sentimenti sbagliati quali l'invidia e la rabbia che spesso le persone coltivano.
"Non amo la volgarità che viene esposta quotidianamente: porta ad una svalutazione di se stessi" dichiara Dalila che fa di questo credo un manifesto che da sempre la contraddistingue: ecco, forse al giorno d'oggi, senza far distinzione di sesso o ideologie, sono tante, troppe le persone che non riflettono su questo principio. Così come, sì, una donna come Dalila Di Lazzaro sa bene come mostrare il lato migliore e più autentico di sé.