Succede sempre così: quando si assiste ad un concerto di Anna Oxa ci si aspetta qualcosa ed accade tutt'altro. Intendo, le aspettative pur alte legate ad un personaggio di tale calibro vengono superate scontrandosi con un talento che, maturando, supera confini per lo più irraggiungibili.
Oxa History Tour @ Teatro Nazionale, Milano
Dal trionfale ingresso sul palco del suo "Oxa History"dove, prendendo vita da un libro, Anna intona una commossa versione di "Se devo andare via" sino alla lirica de "La statua", dal rock di "Tutto l'amore intorno", alla voce tonante di "Quando nasce un amore", la Oxa insegna una storia: la sua, la nostra, fatta di controsensi e certezze pronte a spezzarsi quando interiorizzate.
Oxa History Tour @ Teatro Nazionale, Milano
Anna che incanta, Anna che non rinuncia a spiegare quello che la mente le detta:"La storia ci tiene incatenati al passato", dice. Ed è per questo che 35 anni di carriera, e della nostra vita, scivolano via veloci in due ore di musica dove quel che sappiamo viene messo in discussione da liriche che salgono sin dove prima non le avevamo mai scorte a significati più introversi ed inediti di parole quali "amore" che, pur regnando sovrane nei testi interpretati dalla Oxa, diventano grazie ed attraverso lei messaggi volti alla crescita ed alla scoperta.
Anna Oxa che canta le "Storie" di tutti noi, che ci spinge a riflettere su tutti quei "brividi del mondo" che celano spesso perplessità da scoprire e risolvere. Per essere se stessi, per vivere: poiché, nonostante tutto, "avanti si va e... si fa".
Ci sono vari modi di raccontare una storia: lo si può fare attraverso un romanzo, oppure esasperando i ricordi rimarcandoli con esplosiva potenza, lo si può fare sospirando oppure suonando un pianoforte. Marco Masini ha scelto quest'ultima opzione per raccontare la sua di storia: un'avventura che attraversa i decenni, che nasce nell'impensabile per vivere e svilupparsi nel terreno comune a tutti noi: la vita stessa.
photo: Marco Piraccini
"Piano e voce: la mia storia" è il titolo del nuovo progetto discografico di Marco Masini così come il nome del tour che trionfalmente sta portando in scena nei più importanti teatri d'Italia: quella stessa Italia che lo ha amato, poi messo da parte, calunniato, e di nuovo cercato, premiato, amato.
Proprio al nostro Paese viene dedicata parte dello spettacolo che ha emozionato la platea da tutto esaurito del Teatro Nuovo di Milano: non solo l'omonima traccia "L'Italia" si rivela essere stata anticipatrice dei tempi ma, ancor di più e con ancora maggiore trasporto, il tributo alle incongruenze e perplessità della nostra epoca vengono messe in risalto dall'omaggio che Masini fa a Mia Martini. "Un Paese che prima uccide una persona per poi dedicarle ogni tipo di riconoscimento e tributo osannandola": il vissuto di Masini viene inevitabilmente messo a confronto con quello della Martini, sempre viva e presente nelle parole di chi la musica, l'Arte, la sa vivere e comprendere contro le ipocrisie e l'ignoranza che ne compromettono il valore.
photo: Marco Piraccini
Lo spettacolo di tre ore è stato arricchito nella sua già peculiare magia dalla partecipazione a sorpresa di due ospiti, amici e colleghi di Marco Masini: Enrico Ruggeri e Paola Iezzi.
photo: Marco Piraccini
photo: Marco Piraccini
Con quest'ultima, in particolare, Marco ha dimostrato nuovamente la sua capacità di mettersi in discussione prostrandosi a servizio totale delle note, per amore delle stesse: l'inedito duetto Masini/Iezzi su "Vamos a bailar" è stato di certo uno dei punti più emozionanti del concerto; non solo per la musica, per il brano scelto, ma anche e soprattutto per la chiara e sincera adesione emotiva al testo dimostrata dai due artisti. Il pubblico ringrazia. Ancora ed ancora.
L'uomo, si sa, è la peggiore delle
bestie: spesso paragonato ad un animale, il confronto appare, però,
ingiusto. Un animale non sarebbe in grado di compiere barbarie e la
selezione naturale che avviene è dettata da necessità innate e non
da un desiderio malsano di dolore e perversa curiosità. Gli umani
sono in grado, nel 2013, di utilizzare ancora gli animali, e in
special modo i cani, ai fini della sperimentazione costringendoli a
pratiche devastanti, mortali, atroci nel vano tentativo di ricondurre
la salute ed il funzionamento organico animale a quello umano.
photo: Marco Piraccini
Accade
così che la società farmaceutica Aptuit di Verona abbia
acquisito 32 beagles sui quali sperimentare, attraverso la
vivisezione, nuovi prodotti e medicinali. 32 cuccioli destinati
all'orrore perché incapaci di difendersi e persino di abbaiare: la
prima cosa che, infatti, il vivisettore esperto fa è quella di
recidere le corde vocali dell'animale per non sentirne i lamenti nel
corso degli esperimenti.
photo: Marco Piraccini
Al presidio che da oltre un mese grazie
all'associazione Freccia 45 è in corso davanti alla sede
veronese dell'azienda sono accorse, nei giorni scorsi, due grandi
artiste e persone, Fiordaliso e Rettore: entrambe da
sempre sostenitrici della causa animale, non si sono risparmiate
gridando il loro dolore e ancor più la loro indignazione.
“L'uomo
ha scoperto la mappa del genoma nel '53: come possono non esserci
altri modi di fare esperimenti senza implicare l'utilizzo degli
animali? E' solo questione di soldi. Da quando ho un cane mi rendo
conto che gli animali sono come gli umani, forse meglio: sono
intelligenti, capiscono ogni cosa che diciamo e per questo sono
stupita di dover essere qui, nel 2013, a manifestare contro una cosa
che non dovrebbe esistere! La legge contro la vivisezione dovrebbe
passare subito: se solo ognuno degli italiani che possiede un cane
-circa il 60%- sostenesse la causa, magari qualcosa cambierebbe
subito” sostiene Marina Fiordaliso.
photo: Marco Piraccini
photo: Marco Piraccini
Rettore sottolinea il
suo dolore armandosi di un megafono “Chi non ama gli animali
non ama nemmeno l'essere umano. E'noto universalmente che la
vivisezione non non risolva le problematiche umane che non sono le
medesime degli umani: ma come si può trovare il coraggio di
vivisezionare da svegli gli animali quando per noi umani si fa
ricorso all'anestesia anche solo per andare dal dentista? Siate buoni
con voi stessi: ridateci la vita! Siate umani”.
photo: Marco Piraccini
photo: Marco Piraccini
Ecco quando l'arte è sinonimo di umanità e al servizio della
stessa.
Le si potrebbero accusare di aver cresciuto, in soli tre anni, un'intera generazione di omosessuali e pseudotali: com'è o come non è, le Lollipop hanno rappresentato un sogno a tinte stelle e strisce in un Paese, il nostro, ancora lontano dall'idea di pop coreografato come comunemente avviene da decenni in America o UK.
Lollipop4 @ Classic Club photo: Marco Piraccini
Già, perché le Lollipop sono imprenscindibili dalle loro coreografie, movimenti del corpo più importanti del significato delle hit sfornate e attorno al quale, probabilmente, nessuna delle componenti del gruppo si è mai soffermata a pensare. Già. E a chi importa?! E' questa la potenza del pop e soprattutto la forza dell'unica girl band italiana mai esistita: conta il divertimento, la voglia di sentirsi qualcuno e, quando capita, di cantare.
Per fortuna le Lollipop sono tornate: orfane di Dominique, Veronica, Marcella, Marta e Roberta ritornano sulle scene ed alzi la mano chi, anche se di nascosto, non ha gridato dal sollievo. Lo fanno e l'hanno fatto dal palcoscenico del Classic Club di Rimini, vero templio della musica e del divertimento dedicato al mondo gay: accolte come delle regine da un pubblico in delirio, le 4 non hanno rinunciato a stupire.
Come? Non avvalendosi di nessuna preparazione prima della performance, non avendo ripassato nessuna delle coreografie che accompagnano da oltre dieci anni video quali "Down, down, down" o "Don't leave me now".
Lollipop4 @ Classic Club photo: Marco Piraccini
Lollipop4 @ Classic Club photo: Marco Piraccini
Adorabili, che altro aggiungere: io ero lì e come gli altri le ho amate anche e soprattutto per questo: faccia tosta e figaggine senza tempo ma, in primis, canzoni -anche se poche- che tutt'ora non smettono di farci ballare e di pensare che sì, probabilmente una volta eravamo più avanti.
Lollipop4 @ Classic Club photo: Marco Piraccini
Lollipop4 @ Classic Club photo: Marco Piraccini
Le pseudo popstar attuali sono avvisate: le Lollipop, loro madri, sono tornate e non vogliono fermarsi! Anche perché, da sempre, senza regole.
Canta "Amami", come titola il suo ultimo tour, e ascoltandola verrebbe da chiedersi come possa essere possibile il contrario. Un concerto di Arisa è più un'esperienza sensoriale che uno spettacolo: inevitabilmente si è catapultati in una dimensione nella quale la sensibilità parla a stretto contatto con un'adesione alla realtà, alla verità di se stessi, da risultare fortemente emozionale e a tratti surreale.
Arisa live @ Amami Tour photo: Marco Piraccini
Arisa, la sua voce, la sua band, incantano in una miscela di suoni e suggestioni fuori dal tempo: è così che i brani portanti del repertorio "ariasiano" si fondono con naturalezza a cover leggendarie che spaziano dai R.E.M. sino ad arrivare a Raffaella Carrà con un omaggio sentito e dovuto nella sua terra, Bellaria, che ieri sera ha ospitato l'"Amami Tour" registrando il pienone.
Arisa live @ Amami Tour photo: Marco Piraccini
Di emozioni, di sensazioni, di un freddo reso caldo dalla voce di Arisa e dalla sua voglia di essere prima di tutto se stessa piuttosto che personaggio o costruzione artistica.
Ed è così che "La notte" è diventata tiepida, colma di luce e sorrisi: tutti elementi facenti parte di Arisa e della sua verità. Messa in musica.