Ci sono cascato per la millesima volta: complice l'ozio, sono tornato in studio da Barbara D'Urso per una puntata il cui tema centrale era quello sulle unioni civili e rispettivi diritti alle coppie omosessuali. Chiamato in causa, avrei dovuto parlare nel corso del dibattito dopo che, ad inizio trasmissione, gli autori hanno ascoltato le mie osservazioni prendendo appunti. Divisi tra favorevoli e contrari, la mattatrice dello show ha dato libero sfogo alla sua indole più preponderante: quella volta all'ignoranza. Non che sia una sorpresa, questa, e non che abbia mai avuto aspettative nei confronti del pubblico che segue le sue trasmissioni con convinzioni ma quando è stato il momento di parlare.. come per magia le voci a favore sono state messe a tacere. A favore, poi, come se si stesse parlando di aprire o chiudere l'Area C di Milano mentre in questo caso si tratta di un concetto semplice, elementare, direi pure stupido da comprendere: l'uguaglianza di tutte le persone non solo davanti alla legge ma anche all'amore.
Barbara d'Urso @ Pomeriggio Cinque |
Barbara, felice di avere tanti ignoranti (e non sto peccando di presunzione, qui, ma semplicemente pensando da uomo, da civile) in studio e a casa, si è compiaciuta di fronte a chi ha detto "Che schifo! Che i gay se ne stiano a casa loro! L'essere gay non può essere affare di Stato", o ancora peggio dinnanzi ad una lampadatissima e bruciata signora che dopo aver inveito contro l'omosessualità ha voluto mettere a tacere la propria coscienza elaborando la perla di saggezza "Il mio sogno più grande è quello di avere un amico gay": come a dire, avere un cane, un gatto, un animale comunque. I miei amici, cara Barbara e cara signora dal poco cervello, sono PERSONE, non quello che fanno a letto. Nessuna voce a favore dei diritti, della giustizia: pure Paola Concia è stata messa a tacere dalla conduttrice che, a conclusione dello schifo messo in scena, si è comunque fatta paladina dei diritti degli omosessuali ricordando che è pure stata testimone di nozze di un suo amico e del suo compagno. Io, però, che ero lì questa volta come altre in passato, non ho potuto parlare nonostante il microfono in mano, non ho potuto che gridare senza essere ascoltato perché, in fin dei conti, la stupidità è un grido più forte dell'intelligenza. Non sono stupito: solo ammalato. Già, perché in studio, forse complice la menopausa e le relative scalmane, c'erano non più di 15 gradi: ed ora ho la febbre. L'ignoranza, insisto, non deve necessariamente corrispondere alla mancata prospettiva di sviluppo.
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