Sono stato alla Biennale di architettura di Venezia negli ultimi giorni ed uno dei momenti più belli e toccanti si è materializzato così, tra la folla, in mezzo all'arte e per l'arte. Un gruppo di sostenitori delle Pussy Riot, il gruppo russo condannato a tre anni di reclusione per aver cantato un inno di 40 secondi contro Putin, ha preso possesso dell'area antistante il padiglione della Russia per esprimere rabbia, indignazione, ma, soprattutto, per gridare la libertà di essere se stessi e di non aderire a tristi e denigranti stereotipi.
Freedom for Pussy Riot |
"L'organo genitale femminile solitamente ritenuto passivo ha intrapreso una battaglia contro gli stereotipi culturali che ogni giorno cercano di definirlo e collocarlo nel luogo più adatto. I sessisti hanno delle idee ben precise su come si dovrebbe comportare una donna e Putin ha delle teorie su come dovrebbero vivere i russi. Combattere contro tutto questo vuol dire far parte delle Pussy Riot!" ha dichiarato una rappresentante della delegazione.
Freedom for Pussy Riot |
Mi sono emozionato in questo contesto poiché la partecipazione morale ed emotiva era sentita, palpabile, ed estremamente vicina a quello che avverto e vivo. La bellezza di questo movimento nasce dalla consapevolezza della propria libertà interiore: da essa parte la costruzione della persona ed uno sviluppo pressoché illimitato che viene ostacolato solo dal pregiudizio e, quindi, dall'ignoranza.
Freedom for Pussy Riot |
"Voi potete privarmi solo della mia cosidetta libertà" -hanno dichiarato le Pussy Riot dopo la lettura el verdetto che la ha giudicate colpevoli- "Nessuno può privarmi però della libertà interiore perché essa vive nella parola e continuerà a vivere nella comunicazione, quando le nostre parole saranno comunicate e lette da milioni di persone. Questa libertà continua a vivere!". Da sempre lo sono e sempre più lo sarò: femminista.
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