E' paradossale pensare che ad ora sia necessario, almeno una volta l'anno, manifestare lungo le strade delle grandi città del mondo per dimostrare che se c'è un nemico da combattere, quello è l'ignoranza e non di certo l'amore. L'amore verso se stessi in primis: avere il coraggio e la forza di amarsi è la prerogativa necessaria affinché ci si possa esprimere affermando la propria identità, il proprio coraggio, la propria appartenenza a quella che è l'unica identità di genere. Quella umana.
Il 28 giugno 2014 ha segnato un grande passo avanti nel nostro percorso di italiani timorati di Dio e dell'ottusità politica: ben 10 son stati i gay pride in altrettante importanti città del nostro Paese. A Bologna si è celebrata la fiera della normalità: una festa, una parata, una manifestazione così pacifiche da sconvolgere il significato stesso di questa tanto temuta diversità. Da chi? Cosa? Come?
Nessuna stravaganza ma solo ed esclusivamente gioia, esuberanza, disperata voglia di poter sorridere per quello che si è e per come si è.
In questo, il Cassero LGBT Center che proprio ieri festeggiava i suoi primi 32 anni si è dimostrato nuovamente maestro nel saper concepire i contenuti ancor prima dell'apparenza.
Non mancava nessuno: tanto meno la musica ed i suoi rappresentanti. Epico è stato il momento in cui la parata, nel cuore della città, si è immobilizzata per assistere ad un coro all'unisono sui versi di "All I want for Christmas is you" sotto a 40 gradi. Che il Natale si sia trasformato in una festa gay lo sappiamo da parecchio, ormai.
Il concerto di Alexia, una delle voci più belle che il nostro panorama possa vantare, ha scatenato Piazza del Nettuno trascinando la folla dalle atmosfere da Festivalbar sino alla dimensione rock con cui celebri perle della pop-dance son state dall'Artista rivisitate. La festa si è poi spostata al Parco Nord dove l'Official Pride Party ha dato vita ad uno spettacolo nello spettacolo: una quantità infinita, illimitata di ore segnate da due dancefloor, migliaia di persone e la solita, inesauribile voglia di star bene. Semplicemente bene.
E sarebbe stato impossibile fallire nell'impressa data la presenza del Casto Divo, Immanuel Casto, che ha mandato in estasi i presenti presentando alcune delle sue perle discografiche sino ad arrivare alla lotteria che ha concesso ad un paio di fortunati il piacere di condividere il palco con Duncan James e Lee Ryan. E di toccarli.
Simpatici e mostruosamente belli, i due Blue si sono prestati ad una ironica intervista nel corso della quale hanno fatto sapere che tutte le regine conosciute nel corso della loro carriera erano e sono dotate di un.. pene.
E se Duncan è stato invitato a sorteggiare i fortunati numeri usando la mano con cui si diletta in solitudine (non dopo essersela lubrificata con la saliva), Lee non ha perso occasione di indossare un reggiseno lanciatogli sul palco da una fan passando il restante tempo a toccarsi il seno con voluttà.
Una nota di merito va al bel Duncan che, nel backstage, mi ha chiesto di fotografarlo mentre indossava la parrucca di una drag. Ovviamente ho adorato. Come ogni secondo di questa giornata così tremendamente normale da aver fatto capire quanto contagiosa possa essere la felicità quando e se condivisa.